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L’artista jesina Giusi Bellagamba, 25 anni di «Arte in maschera»

JESI – Venticinque anni di attività, 167 maschere realizzate, 75 persone vestite: sono i numeri di Giusi Bellagamba, artista jesina anche quest’anno presente al Carnevale di «Jesi Si Maschera»  con la mostra delle sue creazioni. Allestita a Palazzo dei Convegni, l’esposizione «Arte in maschera» ha già riscosso un grande successo di pubblico sin dall’apertura di giovedì, proponendo una carrellata di maschere uniche e originali.
Giusi, ex insegnante con il talento innato della creatività, ha iniziato a fare maschere dal 1994 e, per ben 18 anni,  ha  partecipato con le sue creazioni al Carnevale di Venezia. L’ultima volta risale a cinque anni fa: «Ho sempre avuto la passione per tutto ciò che è manuale – racconta la Bellagamba -. Anche quando insegnavo, realizzavo dei burattini che poi portavo in aula per creare interazioni con i bambini».
Le tue creazioni sono tutte artigianali, realizzate a mano in ogni dettaglio. Quanto impieghi per fare una maschera?
«Possono volerci anche mesi. L’importante però è che arrivi l’idea: nel corso di questi venticinque anni ho avuto anche due anni di stop, in cui non riuscivo più creare. Poi tutto è ripreso».
Descrivici il tuo processo creativo.
«Le idee arrivano come di colpo, la maschera prende forma nella mia mente. Si parte sempre da stimoli esterni: ad ispirarmi può essere un’immagine che cattura la mia attenzione o del materiale da recuperare. Una volta che ho chiara la visione della maschera, mi metto a lavoro».
Nelle tue creazioni, utilizzi spesso materiali da scarto o vecchi oggetti.
«Attraverso l’arte, riutilizzo oggetti che altrimenti andrebbero buttati o resterebbero chiusi in un cassetto. Dall’assemblaggio di materiali da recupero è nata per esempio una delle mie ultime maschere, «Lo Scherzo di Carnevale», una figura composta di due facce, una davanti e l’altra dietro, realizzata con materiali diversi e assemblati tra di loro, in un gioco di colori».
La molteplicità dei volti è un elemento ricorrente nelle tue creazioni…
«Sono attratta dal mistero. I costumi lo mettono in risalto, sono introspettivi e portano con loro un messaggio».
Ad esempio?
«Prendiamo “La Musica”, la mia creazione più recente che esprime quanto colore ed energia possa portare la musica nella nostra vita. Nella mostra, è affiancata dalla «Fata dei Cristalli», prima maschera che ho realizzato nel 1994, un accostamento pensato per celebrare i 25 anni di questa mia passione».
Quante maschere hai realizzato nell’ultimo anno?
«Quattro. Tra queste c’è anche «Bacco», con tanto di corona composta di 10 grappoli e 191 chicchi d’uva realizzati a mano utilizzando gli scarti di stoffe diverse, e «La Medusa» che raffigura un antico mosaico realizzato con della spugna. Ne ho già due nuove comunque in mente che non vedo l’ora di realizzare. Dopotutto, il mio motto è: Non dire mai che questa sarà l’ultima».

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