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Movida e stretta ai locali, dai gestori richieste e proposte

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JESI – «Irrispettoso atteggiamento del sistema di voler attribuire colpe ai gestori dei locali, punendo gli stessi con restrizioni di orario».  L’associazione Jesi Città da vivere, che raggruppa alcuni locali del centro storico jesino, interviene con considerazioni e proposte sulla questione movida, dopo l’obbligo di chiusura all’1 imposto dal Comune per tre settimane.

«Il momento storico che stiamo attraversando, 2020-2021 per intenderci, ci pone di fronte a nuove
problematiche legate all’assenza di socialità dovuta alla pandemia – dicono i gestori dell’associazione -. I giovanissimi privati di luoghi di socializzazione come le discoteche, i teatri, le palestre e i cinema, si riversano nel centro storico, dove da anni si catalizza la socialità mondana del week-end jesino, muniti di musica (casse Bluetooth), di bottiglie di superalcolici (provenienti con ogni probabilità da supermercati) dando sfogo alle proprie naturali esigenze di socialità». Un comportamento definito «assolutamente normale ma che spesso sfocia in atteggiamenti esagerati e privi di controllo».

Dunque l’associazione JCV «trova irrispettoso verso i propri associati la volontà intrinseca del sistema di addossare la colpa di tali atteggiamenti, o peggio ancora il costo, ai gestori dei locali, punendo gli stessi con restrizioni di orario che provocano solamente l’esacerbarsi di atteggiamenti ancora più pericolosi, es: provate voi ad allontanare fisicamente centinaia di ragazzi in pieno sabato sera e in orario di tarda serata dal proprio locale»..

«Inoltre – aggiungono da Jesi Città da Vivere – ricordiamo che spesso questi fenomeni di disturbo avvengono lontano dai nostri locali e sono promossi non da nostri clienti ma da ragazzi giovani/issimi organizzati da sé con alcolici e musica, attirati in centro dalla mancanza di alternative. Ci dissociamo da tutti i professionisti di ogni settore che vendono alcolici ai minorenni fomentando le problematiche di cui sopra».

LE PROPOSTE. In risposta alla necessità «di agevolare una fruizione rispettosa degli spazi del centro storico nei week-end, in contrasto a quei comportamenti irrispettosi che frequentemente si verificano nei vicoli e negli spazi nascosti laddove è impossibile per i gestori intervenire, e per promuovere una pacifica convivenza con i cittadini residenti», Jesi Città da Vivere propone:

«L’assunzione di gruppi di sorveglianti per un controllo in movimento delle aree del centro solitamente più colpite al fine di placare urla indesiderate e comportamenti irrispettosi; creazione di tavoli di confronto e sensibilizzazione nelle ore calde del week-end a tema ambiente (porta il tuo rifiuto e ricevi un omaggio) e rispetto civico dello spazio pubblico in collaborazione con l’associazione JesiClean; Rispetto assoluto delle regole imposte in materia di orari di somministrazione, diffusione di musica e di orario di chiusura; particolare attenzione all’obbligo di verificare la maggiore età degli avventori e divieto di somministrazione a chi sia palesemente sotto effetto di alcol».

LE RICHIESTE. Al Comune, l’associazione Jesi città da Vivere chiede «l’apertura di tutti i bagni pubblici, vespasiani compresi, nelle zone interessate, il posizionamento di bagni chimici nel numero e nelle possibilità urbanistiche possibili e il posizionamento di telecamere di controllo.
Al Prefetto invece: «Maggiore controllo delle autorità laddove i fatti irrispettosi succedono e non solo controllo
statico nelle piazze, procedendo anche con sanzioni amministrative, a nostro modo di vedere efficaci deterrenti».

Infine: «Ricordiamo che Jesi città da vivere è costituita da una piccola galassia eterogenea di locali di
somministrazione e non da soli cocktail bar situati nel centro storico – precisano i gestori di JCV – ma tutti noi capiamo bene che questo problema gestionale riguarda tutti e abbiamo altresì fiducia nel fatto che tale fenomeno sia circoscritto e ampiamente risolvibile. Siamo aperti a qualsiasi tipo di confronto costruttivo»,

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